Traslazione del simulacroIl paese si desta alle otto con le campane e i mortai che sparano e salutano il sole di questo solenne giorno. La banda diffonde le sue note tra le strade già dalla mattina. Sono le nove, in una atmosfera di grande fede si celebra la messa solenne, al suo termine tutto si dispone per la processione, il fercolo si porta avanti l'altare, grida e applausi annunciano la discesa del simulacro dallo stesso, il Santo viene collocato sopra la vara, gli incaricati lo adornano dei preziosi che la devozione popolare offre ogni anno al proprio Protettore, nella funzione che viene chiamata "vestizione". Dietro ognuno di quei monili, si cela una supplica, una richiesta di aiuto, una grazia, essi sono segno tangibile dell'amore reciproco tra il santo e i fedeli, e ne costituiscono una unione indissolubile. Sono le dieci e trenta, la banda in piazza allieta i fedeli che attendono l'uscita della vara.

Il "mastro" e il sacerdote salgono sul fercolo, suona la campanella, la vara si avvia, ecco si affaccia dalla porta della chiesa, applausi e grida, campane eZaareddi esplosi all'uscita musiche, moschetteria, fuochi, lancio di migliaia di strisce colorate con sopra scritto W SAN GIUSEPPE, di poesie che inneggiano al Santo Patriarca, di palloni, fumogeni colorati, accolgono il Patrono che ritorna tra le strade del paese. Assordanti i fuochi d'artificio che annunciano l'uscita, lo sparo si contrae per minuti e minuti, e tutti volgono lo sguardo verso questo spettacolo. Il fuoco è finito l'applauso e i viva hanno confermato il gradimento dei devoti. Il clima è di allegria ma anche di commozione, il parroco dopo una breve predica, benedice il pane a forma di bastone, che viene distribuito ai fedeli, esso viene mangiato, conservato, lo si porta alle persone anziane a coloro che non possono muoversi da casa, è il pane del Santo è una cosa sacra e benedetta, non va persa e non va gettata. La banda intona di nuovo le note degli inni, si ripete la cantata. I bambini fanno a gara per chi deve raccogliere più "zareddi", i volantini gettati all'uscita, che vengono conservati o gettati sul fercolo al passaggio dalla propria casa. Al termine la campanella del fercolo suona e la vara scende dal sagrato della chiesa, è il momento Vestizionedi raccogliere le offerte che i devoti porgono al mastro di vara in onore del Santo, denaro, fiori, ceri, vengono porti dagli adulti e dai bambini. Finito ciò può iniziare la processione che si snoda per i quartieri della Matrice. Il cordone viene sciolto dal baiardo, i bambini si dispongono assieme agli adulti sulla fune, la campanella suona, il giro inizia. Le strade sono addobbate con luci, fiori, festoni, nastri colorati, dai balconi pendono le bandiere, ognuno aspetta affacciato o avanti la porta il passaggio del Santo, in mano reca l'offerta in denaro che dovrà porgere al fercolo. Il Santo passa, raccoglie le preghiere, gli omaggi, i doni e benedice tutti, chi ha dei bambini li alza per farglielo osservare meglio, o li porge a chi è sul fercolo per avere un incontro ravvicinato con san Giuseppe. Chi ha fatto un voto specifico, per ottenere o per ringraziarlo per grazia ricevuta, dona, a secondo delle proprie scelte e possibilità, un gioiello, che viene sistemato sul simulacro, oppure primizie naturali, artigianali o animali, ma tutto il popolo, chi più e chi meno dona al passaggio del Patrono la propria offerta, i doni vengono ricambiati con un immagine del santo, e i devoti o il "mastro di vara" gridano; "E GRIDAMU TUTTI VIVA !"a cui segue la risposta "EVVIVA SAN GIUSEPPI". La bandiera lanciata insieme ai fuochiCosì la processione arriva al quartiere Caselle, per affrontare la discesa che porta al centro di questo quartiere, " a calata 'o pisci", il cordone che traina il fercolo viene spostato all'indietro e così la vara scende tirata nella maniera opposta, si arriva al centro del quartiere, e qui ci si cimenta ad affrontare un'altra dura prova, la ripida salita di via Pietro Napoli "a cchianata de Caseddi", ma prima di cimentarsi nella salita, alcuni devoti offrono ai fedeli e ai bandisti un rinfresco, finito ciò tutti si preparano, si posizionano sul cordone, ogni cosa è al proprio posto, la campanella da il via, si parte tra urla e affanni si comincia a correre, la vara si Momento della benedizione dei bambiniferma, si potrebbe pensare che non si può più andare avanti per la difficoltà del percorso, e invece no, non è che una delle tre fermate, dopo questo la vara riparte, un ultimo sforzo, si arriva sotto la piazza, le campane suonano, i fuochi e gli applausi accolgono il fercolo e i portatori, la stanchezza è molta, alcuni devoti offrono refrigerio con un rinfresco, però si continua, restano altri quartieri, il Pepe, dove i bambini aspettano di essere benedetti dal Patrono e offrono il giglio, la Pulcheria, le altre vie della parrocchia, sono ancora la cheLe bancarelle attendono il Santo, altre preghiere, altre suppliche, altre offerte... È già mezzogiorno passato, nell'aria è il profumo delle pietanze che si cucinano il questo giorno di festa, le famiglie sono riunite per pranzare assieme, il Santo dopo i mortaretti che segnalano il suo arrivo, rientra nella chiesa. Arriva il pomeriggio, le campane richiamano i fedeli alla Messa Solenne, la chiesa è stipata, è arrivato il vescovo che dovrà celebrare il solenne pontificale, il clero cittadino fa da corona all'evento, le autorità civili e militari, seggono a rappresentare tutta la cittadinanza, il coro esegue i canti più solenni scelti per l'occasione, il celebrante elogia le virtù di san Giuseppe, che assiste dall'altare. La serata continua, il sacro cede il posto al profano, la gente è in piazza per assistere allo spettacolo musicale, il cantante o il gruppo che è stato portato, attira anche gli abitanti dei vicini paesi, c'è chi passeggia lungo il corso, chi approfitta per rinfrescarsi con gelati o granite, o chi stuzzica l'appetito comprando "nucidda miricana" (arachidi), "calia"(ceci abbrustoliti), "frastuca"(pistacchio), semenza, crespelle, e quant'altro offrono le bancarelle che, per l'occasione occupano le strade principali.