Lunedì, ultimo giorno di festa, in questo giorno si consuma un lavoro durato mesi, alle otto i colpi di cannone e le campane, aprono la giornata. Finita messa, tutto è già pronto per la seconda uscita del fercolo, il Santo ridiscende dall'altare, la vara esce per la seconda volta, le bombe segnalano l'evento. La processione inizia, questa volta passerà per le zone periferiche e per i quartieri della parrocchia del Carmelo, come per la processione domenicale, attesa, fede e devozione caratterizzano anche quella del lunedì, il Patrono riceve gli omaggi dei vigili urbani e dei carabinieri, la processione arriva alla villa comunale, in seguito passa dalla chiesa della Madonna del Carmelo, qui riceve l'omaggio della comunità ecclesiale che viene rappresentata dal parroco, e si ripete la cantata, si continua il percorso, i doni sono più frequenti, i panifici offrono tradizionali forme di pane chiamate "bastoni di san Giuseppe", le botteghe le loro primizie.
Ma quando la vara arriva all'incrocio tra le vie Ameglio e IV Novembre, ecco un altro momento particolare offerto dagli abitanti del quartiere dei Larghi, la "calata dell'Angelo", la musica accoglie il fercolo che si ferma sotto una campana di stoffa azzurra, qualcuno da lettura di un passo evangelico che ha per protagonista il Patriarca, una bambino legge le parole dell'angelo, ed ecco un angelo in cartapesta, si abbassa fino a raggiungere l'altezza del simulacro, reca in mano un giglio e nell'altra la raccolta che è stata effettuata nel quartiere, la banda esegue la fanfara e partono i fuochi tra la allegria comune.
La processione continua stavolta passerà dalla Chiesa della Madonna della Consolazione, qui in omaggio al Patrono vengono sparati i fuochi d'artificio, offerti dal quartiere, dopo aver percorso altre strade, essa si porterà fino al limitare dell'abitato, da qui inizia tutto il suo percorso attraverso via Vittorio Emanuele, ogni cinque minuti un colpo di cannone scandisce l'avvicinarsi della processione, a volte caratterizzata dai flambeaux portati dai devoti, la piazza colma attende l'entrata del fercolo, eccolo oramai giungere alla fine del suo percorso, sale sulla "Murami", la percorre di corsa e si posiziona avanti la chiesa accolta dai primi fuochi. La gente attende, aspetta che inizi l'asta dei doni, tutto quello che il Santo ha ricevuto dai devoti durante il giro viene venduto all'offerente migliore. Galline, conigli, capretti, frutta, angurie, funghi, piante, olio, prodotti artigianali...pane. Il banditore inizia con il primo pezzo, la base d'asta viene elevata dalle molteplici mani degli acquirenti che fanno l'offerta migliore, ecco che viene accordata e il devoto compratore, ritira ciò che ha acquistato, prima gli animali, poi la frutta, i prodotti artigianali, fino a giungere all'ultimo pezzo dell'asta, il più ambito, il "Bastone" che offre il panificio san Giuseppe, qui le offerte si fanno veramente alte, ma in ultimo il più facoltoso dei devoti, riesce ad ottenere il pezzo tanto desiderato. Nell'ultimo giuoco artificiale "u sparu 'i menzannotti", si dimostra la maestria dell'artificiere. Bagliori rossi, verdi, blu, viola, bianchi, argentati e dorati, illuminano il firmamento nero della notte di agosto, i minuti passano, gli sguardi fissano il cielo, le bombe esplodono una dietro l'altra tra razzi e colori, il finale assorda i timpani, l'applauso si protrae a manifestazione del gradimento e i commenti volano. Infine la vara entra definitivamente in chiesa. L'organo suona, i fiori vengono sistemati sotto la cameretta, i gioielli vengono tolti dal simulacro che viene sceso dalla vara, ancora i viva si alzano ed echeggiano nella chiesa gremita, mammano che San Giuseppe avanza verso la cappella. Il parroco fa l'ultima considerazione, mentre la stanchezza si mescola alla commozione, si canta l'inno e la porta si chiude, San Giuseppe è ritornato al suo posto, nascosto agli occhi dei fedeli, sicuri che Egli abbia portato con se all'interno di quella cameretta tutti le preghiere e le emozioni di un popolo. Finito anche quest'ultimo atto, come da copione, anche la festa di san Giuseppe è passata e la gente torna a casa stanca, ma felice di avere onorato degnamente il Patrono.