Andrea Condurso, è un poeta cittadino licodiese, che per diletto e devozione dedica ogni anno un sonetto al Santo Patrono. Di questi, in seguito, ne sono riportate due:

Invochiamo il Patriarca
Oggi il mondo s’inclina molto male
imita l’era che Omero scrisse.
Trepido e incerto, va l’uomo come Ulisse,
in ambiente torbido e immorale.

Per riprender ancor la via che vale,
e cancellar l’increscioso eclisse,
seguiamo tutto ciò che Cristo disse,
che guida sempre al bene e schiaccia il male.

Siamo sul mar in tempesta, in una barca
non trovarsi per approdare,
perduti abbiamo i remi ed il potere.

Volgiamoci al Sommo Patriarca,
che lui solo ci potrà salvare,
è stato sempre il grande timoniere.

 Torniamo alla via maestra
Scende dal Cielo un raggio luminoso:
inni d’amore ed un coro ardente:
si ode già uno scampanio festoso
echeggia un suono fervido accogliente.

Chiama Giuseppe, Patriarca amoroso
che consolare sa ogni cuor dolente
e salga a Lui un omaggio caloroso
e convertir saprà tutta la gente.

Torniamo accanto a Lui scordiam la terra
accanto a Lui con animo gentile,
che gli regala palpiti d’amore.

Così il suo Cuor scampi da ogni guerra
si che si veda dappertutto Aprile:
fiorisca la virtù di ogni dolore.

 
In occasione dei festeggiamenti estivi 2006 anche la signora Grazia Papa dedica un sonetto al Santo Patriarca
 
 
San Giuseppi
'N vicchiareddu comu patri
si scigliu u nostru Signuri
omu saggiu e assai fidili
umili e granni lavuraturi.

Bedda vergini picciotta
u destino ci sarvau ma
ranni e gravi difficultati
a suspirari su chiamati.

Omu giustu e di fidi ranni,
Maria, già matri, na sa casa accògghi
non cumprindennu misteru prufunnu.

Tinennu fidi a nostru Signuri,
rinunciannu a paternità naturali
di Gesù diventa lu patri legali.

E p'aviri spiratu contro ogni speranza
Capu famigghia di l'umanità diventa.