AltarinoS. Maria di Licodia onora da secoli il Patriarca San Giuseppe nutrendo verso di Lui una grande devozione, associata a quella verso la Madonna. Di questo ne danno testimonianza le numerose edicole votive "atareddi" diffuse in tutto il territorio del paese. Detti "atareddi" sono protagonisti di particolari segno di devozione, quando viene allestita, nel periodo natalizio, la Novena.

Prima di addentrarci nella particolare analisi alla devozione verso il Santo e alla sua elevazione a Patrono, è bene ripercorrere le fasi della storia licodiese, principalmente quelle che riguardano l'evoluzione religiosa di questo popolo. Come prima premessa è giusto sottolineare che il territorio di Santa Maria di Licodia, risulta abitato sin dall'epoca preistorica, proprio per la sue particolarità quali; la felice posizione geografica e la grande quantità di acqua.
Gli storici parlano di una importante città di nome Inessa, fondata nel secolo XIII o XI a.C. che durante l'occupazione romana mutò nome in Etna, di cui parlano gli itinerari romani fino a 117 d.C. Durante l'epoca saracena, il territorio di Licodia si presentava ormai coperto da boschi, luoghi ameni per gli eremiti che vi si rifugiavano in cerca di una vita contemplativa. In detto luogo esisteva una chiesa dedicata alla Madre di Dio, che nel 1143 il Conte Simone di Policastro affidò ai monaci cassinesi di Sant'Agata, nella persona del priore fra Geremia, con l'obbligo di fondare un casale soggetto alla giurisdizione del monastero. Così dalle rovine di Inessa-Etna rinacque il nuovo nucleo urbano chiamato Santa Maria di Licodia, dal nome del monastero.
Mappa della Licodia cinquecentescaNel dicembre del 1205, il monastero veniva elevato alla dignità abbaziale e la chiesa di Santa MariaReliquiario diveniva parrocchia per la cura delle anime degli abitanti del casale. All'abbazia di Santa Maria giungevano copiose donazioni da parte di Pontefici, Regnanti e nobili, ma anche dal popolo che affidava i propri beni temporali alla chiesa per devozione, sperando nella ricompensa eterna. L'abate Giacomo De Soris favorì un notevole incremento urbano al casale, tanto da distinguersi in Licodia Vetus e Nova, e nel 1344 trasferì il monastero più a nord in un luogo più salubre. La nuova chiesa di Santa Maria, del 1359 sorgeva adesso con un nuovo e più imponente aspetto, quale Ecclesia Munita ovvero "Fortezza", e divenne un importante luogo di ricovero, assistenza fisica e spirituale e prediletta meta di pellegrinaggi, onde venerare le preziose reliquie, tra le quali il Pallio del Patriarca San Giuseppe. È probabile quindi che da questa antica data, inizia a Licodia il culto verso San Giuseppe, ovviamente affiancato alla grande devozione verso la Madonna venerata sotto il titolo di Santa Maria di Licodia. Ma una nuova ed importantissima testimonianza dell'incremento del culto verso il Santo si ha nel seicento, quando un antico simulacro ligneo di maestranze siciliane del secolo XVI, viene abilmente trasformato assumendo la fisionomia del Patriarca San Giuseppe. Nuove testimonianze si hanno nel secolo successivo, quando nella nuova chiesa delle Anime Purganti eretta nel 1743, che dal 1754 diverrà la parrocchia del Santissimo Crocifisso, viene dedicato un altare a San Giuseppe. Mentre dei documenti del 1754, diretti al parroco della parrocchia licodiese, riportano tra le annotazioni quella della cura particolare alle festività in onore della Madonna e di San Giuseppe. Ciò ci dimostra che la festa in onore del santo esisteva già nel settecento, se non addirittura nel seicento, infatti in note di spesa del monastero benedettino di San Nicolò l'Arena di Catania, si parla delle spese per la festa di Santa Maria di Licodia, per musiche, apparato e mortaretti, anche se in tali note non c'è specifica che se si tratti della festa della Madonna o di San Giuseppe.